Idisturbi del linguaggio sono considerati come un insieme di sintomi, che comprendono difficoltà, di vario grado, nella comprensione, produzione e uso del linguaggio. L’evoluzione di questi sintomi dipende dalla gravità e dalla persistenza del disturbo linguistico.
I disturbi di linguaggio colpiscono circa il 6-8% della popolazione mondiale.
http://www.ospedalebambinogesu.it/disturbi-specifici-del-linguaggio
Sebbene si sia cercato a lungo il gene responsabile dei DSL, gli studiosi sono giunti alla conclusione che, nella maggior parte dei bambini, questi disturbi hanno origini complesse, generate da molti fattori ambientali e genetici che interagiscono tra loro.
Quindi è impossibile identificare un’unica causa per questo genere di disturbi.
Disprassia verbale evolutiva
Nella clinica dei disturbi evolutivi del linguaggio e dello speech si può individuare la Disprassia Verbale Evolutiva o CAS (Childhood Apraxia of Speech) che per definizione è un disturbo caratterizzato da deficit di tipo motorio, con alterazioni a livello della pianificazione e della programmazione motoria dei movimenti articolatori.
Può presentarsi in tre contesti clinici:
-idiopatica, ossia non associata ad alterazioni evidenti del Sistema Nervoso Centrale, ad alterazioni neuromuscolari e sensoriali e a problematiche della sfera cognitiva e relazionale;
-associata in soggetti in cui è documentata una condizione neurologica maggiormente alterata;
-come sintomo associato nelle sindromi neuro comportamentali complesse, quali l’autismo;
Diagnosi della disprassia verbale evolutiva
A fronte di alterazioni più o meno gravi del sistema dei suoni del linguaggio si possono individuare tre sintomi principali:
-asistematicità degli errori fonologici: gli aspetti fonologici sono marcatamente alterati e non è facile classificare gli errori commessi secondo criteri classici.
-difficoltà nella trascrizione intersegmentale: il bambino può essere in grado di produrre molti suoni isolatamente, ma non nel contesto di sillabe, parole e frasi.
-alterazione della prosodia che risulta piatta e monotona.
Trattamento della disprassia verbale evolutiva
Avendo raggiunto a livello internazionale un accordo unanime che riconosce al disturbo prassico verbale un core deficit di tipo motorio, l’utilizzo dei soli canali uditivo e visivo può non essere sufficiente, per cui si fa riferimento ad approcci combinati ed approcci che impiegano cue e prompt sensoriali e gestuali. Un trattamento riabilitativo condotto secondo una prospettiva motoria è scrupolosamente controllato e strutturato in base ai principi dell’apprendimento motorio. Tra i sistemi che incorporano l’uso estensivo di prompt tattili-cinestesici-propriocettivi, il più noto a livello internazionale è il PROMPT, che si pone come obiettivo l’insegnamento del linguaggio intelligibile e funzionale alla comunicazione, individuando attività motivanti e in contesti comunicativi significativi per il bambino.
I disturbi di linguaggio, secondo la classificazione dell’ICD-10 (International Classification of Diseases – 10th edition, redatta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità), si distinguono in:
- Disturbo specifico dell’articolazione e dell’eloquio: caratterizzato da un ritardo nell’acquisizione dell’abilità di produzione dei suoni verbali; generalmente il problema è prevalentemente motorio, per cui la frase può essere discretamente strutturata o adeguata dal punto di vista lessicale, morfo-sintattica e pragmatica, ma i suoni non vengono correttamente articolati per un problema motorio, per cui il messaggio può risultare difficilmente comprensibile.
- Disturbo del linguaggio espressivo: caratterizzato da adeguato livello di comprensione di linguaggio a fronte di un livello espressivo al di sotto della media attesa per l’età cronologica;
- Disturbo della comprensione del linguaggio: caratterizzato da un livello di comprensione del linguaggio non adeguato all’età cronologica.
Una classificazione più recente
Una classificazione più recente è quella del DSM V (2013), che individua sotto la categoria dei disturbi della comunicazione, i seguenti disturbi:
- Disturbo del linguaggio
- Disturbo fonetico-fonologico
- Disturbo della fluenza con esordio nell’infanzia (balbuzie)
- Disturbo della comunicazione sociale (pragmatica)
- Disturbo della comunicazione senza specificazione
http://www.itis.biella.it/cts_bi/disturbi_comunicazione_linguaggioi.pdf
Disturbo di linguaggio
- Difficoltà persistenti nell’acquisizione e nell’uso di diverse modalità di linguaggio (parlato, scritto, gestuale o di altro tipo) dovute a deficit della comprensione o della produzione che comprendono i seguenti elementi: 1. Lessico ridotto (conoscenza ed uso delle parole) 2.Limitata strutturazione delle frasi 3.Compromissione delle capacità discorsive (di connettere le frasi tra loro per sostenere una conversazione)
- Le capacità di linguaggio sono al di sotto da quelle attese per l’età in maniera significativa e quantificabile, portando a limitazioni funzionali dell’efficacia della comunicazione, della partecipazione sociale, dei risultati scolastici o professionali
- L’esordio dei sintomi avviene nel periodo precoce dello sviluppo
- Le difficoltà non sono attribuibili a compromissione dell’udito o ad altra compromissione sensoriale, a disfunzione motorie o altre condizioni mediche e non sono spiegabili da disabilità intellettiva o ritardo globale di sviluppo
Disturbo Fonetico – fonologico
- Il bambino ha delle discrete capacità di comprensione, ma presenta difficoltà riguardo all’uso dei suoni (es. tole invece di “sole”). I suoni che compongono le parole possono essere omessi (es. tada per “strada”), sostituiti o distorti. Nella maggior parte dei casi le difficoltà riguardano i suoni che vengono imparati più tardi (“r”, “v”); nei casi più gravi sono interessate tutte le consonanti comprese le vocali e l’eloquio risulta incomprensibile.
- L’alterazione causa limitazioni dell’efficacia della comunicazione che interferiscono con la partecipazione sociale, il funzionamento scolastico o lavorativo
- L’esordio avviene in un periodo precoce dello sviluppo
- Le difficoltà non sono dovute a deficit sensoriali o a patologie organiche (PCI, sordità o ipoacusia, palatoschisi)
Disturbo della comunicazione sociale
- Difficoltà nel mantenere i turni e l’argomento del discorso
- Comprensione altamente letterale: il sarcasmo, l’uso metaforico del linguaggio o comunicazione gestuale possono essere equivocati
- Difficoltà di comprensione orale e scritta
- Scarsa coordinazione dei registri di comunicazione verbale e non verbale
- Difficoltà nel cambiare il contenuto di un enunciato in accordo a ciò che la situazione richiede
- Difficoltà nel fornire precise informazioni a richieste specifiche
Balbuzie
- La balbuzie si caratterizza per un’alterazione della fluenza e cadenza dell’eloquio, inappropriata per l’età e con ripetizioni o prolungamento delle lettere o delle sillabe (aaaadesso) iniziali della parola.
- L’alterazione causa ansia nel parlare o limitazioni dell’efficacia di comunicazione, della partecipazione sociale, del rendimento scolastico o lavorativo.
- Esordio tra 5 e 10 anni. M:F=3:1.
- Diagnosi dopo i 3 anni.
- Si può associare a tic.
- Il bambino rallenta l’eloquio, oppure riduce la produzione. Nei casi estremi evita di parlare.
- Lo stress emotivo peggiora il sintomo e in genere periodi di disagio emotivo lo fanno comparire.
- Può risolversi oppure può durare molto tempo, fino a tutta la vita. Circa l’80% dei casi va incontro a remissione spontanea, prima dei 16 anni.
https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/pediatria/la-balbuzie-e-un-segno-di-intelligenza
Diagnosi
L’inquadramento diagnostico dei disturbi di linguaggio prevede un approfondimento delle abilità comunicativo-linguistiche, delle capacità imitative e di gioco simbolico, delle abilità prassiche e di coordinazione motoria, nonchè una Valutazione cognitiva con test appropriati.
La
valutazione diagnostica, dunque, prevede il coinvolgimento di diverse
figure specialistiche: neuropsichiatra infantile,
otorinolaringoiatra, psicologo dell’età evolutiva, logopedista e
terapista della neuro psicomotricità dell’età evolutiva.
Al
termine dell’inquadramento diagnostico viene stilato un profilo
funzionale.
La diagnosi viene definita per esclusione rispetto alle condizioni sopra elencate.
https://www.lumsa.it/sites/default/files/UTENTI/u431/dsl.pdf
Per determinare se un bambino è affetto da DSL è importante valutare se il livello cognitivo del bambino risulta nella norma.
Inoltre, i disturbi del linguaggio non devono essere causati da altre patologie, né da deficit sensoriali: ad esempio un bambino sordo ha più difficoltà a formulare le parole correttamente senza essere necessariamente affetto da DSL.
Non devono poi essere presenti importanti carenze socio-ambientali. Un bambino cresciuto in un contesto privo di interazioni sociali può avere difficoltà a parlare, senza essere necessariamente affetto da disturbi linguistici.
Per effettuare diagnosi di DSL va utilizzato un doppio parametro, ovvero che il QI sia nella norma e che il punteggio di valutazione delle competenze linguistiche sia sotto la media.
Valutiazione
La valutazione generalmente è costituita da incontri con diverse figure professionali e si attua tramite osservazione del bambino in attività libere e/o semi-strutturate e laddove possibile attraverso la somministrazione di test standardizzati sia indiretti (questionari ai genitori) che diretti al bambino.
È importante valutare la presenza di alcuni indici predittivi non linguistici. Un esempio è l’assenza dei comportamenti deittici, il più comune tra i quali è il gesto di indicare.
Sono stati individuati alcuni indicatori, qui di seguito riportati.
Indici predittivi di disturbo di linguaggio (Volterra e Bates, 1995; Bates, 2002)
- Assenza della lallazione, prima vocalica poi consonantica dai 5 ai 10 mesi;
- Assenza di utilizzazione dei gesti, sia deittici che referenziali, a 12-14 mesi;
- Mancata acquisizione di schemi d’azione con oggetti a 12 mesi;
- Vocabolario ridotto (meno di 20 parole a 18 mesi e meno di 50 parole a 24 mesi);
- Assenza o ridotta presenza di gioco simbolico tra i 24-30 mesi;
- Ridotta presenza di sequenza di gioco simbolico tra i 30 e i 40 mesi;
- Ritardo nella comprensione di ordini non contestuali e che implicano una decodifica linguistica a 24-30 mesi.
http://www.specchioriflesso.net/media/161151/i_disturbi_specifici_di_linguaggio_x_specchio.pdf
In presenta di almeno due dei seguenti indicatori è consigliabile rivolgersi ad un professionista.
Fonti
Letizia Sabbadini, Disturbi specifici del linguaggioin Disturbi specifici del linguaggio, disprassie e funzioni esecutive. Metodologie Riabilitative in Logopedia, Milano, Springer (2013).
Bishop D.V. (2006), What causes specific language impairment in children?, Current Directions in Psychological Science, 5, pp. 217-221.
Federazione Logopedisti Italiani: www.fli.it
Intendenza Scolastica, Provincia di Bolzano: www.provincia.bz.it/intendenza-scolastica/download/ICD10_Linguaggio.pdf
Trattamento
Alla segnalazione per difficoltà relative al linguaggio, la presa in carico terapeutica è necessariamente preceduta, in primo luogo, da una presa in carico diagnostica, che prevede il frequente concorso delle valutazioni/indagini di più specialisti, impegnati nell’approfondimento di aspetti non solo comunicativi e linguistici, attraverso tempi e strumenti dettati dalla specificità del caso.
La presa in carico terapeutica che prevede:
- stesura di un progetto riabilitativo
- monitoraggio dell’andamento della terapia
- consulenza alla famiglia
- coinvolgimento della scuola
http://www.ospedalebambinogesu.it/disturbi-specifici-del-linguaggio#.XJqmm62h29Y
Patologia, grado di compromissione, comorbidità, età, ecc., sono variabili su cui si colloca la scelta che della tipologia di trattamento, fondamentalmente riconducibile a due alternative:
- trattamento in forma diretta: terapia individuale che si basa sull’instaurarsi di una relazione terapeutica tra professionista e paziente, all’interno di sedute variabili per durata e frequenza. In casi specifici, su indicazione dell’equipe, può essere esteso a più bambini in contemporanea stabilendo sessioni di terapia di gruppo.
- trattamento in forma indiretta: si basa su un programma preordinato di consulenza alla famiglia . Può accompagnare una terapia diretta o proporsi come alternativa , in ogni caso riconosce all’ambiente familiare un ruolo particolarmente efficace nel sostegno allo sviluppo comunicativo-linguistico del bambino.
Fonti
Mariani, Marotta, Pieretti (a cura di) Presa in carico e intervento nei disturbi dello sviluppo
Marotta, Caselli (a cura di),Idisturbi del linguaggio: Caratteristiche, valutazione,trattamento
Federazione Logopedisti Italiani: www.fli.it