Disturbi d’ansia in età evolutiva

Tutti gli individui, siano essi adulti o bambini, sperimentano l’emozione dell’ansia.

Ansia è un termine largamente usato per indicare un complesso di reazioni cognitive, comportamentali e fisiologiche che si manifestano in seguito alla percezione di uno stimolo ritenuto minaccioso e nei cui confronti non ci riteniamo sufficientemente capaci di reagire. L’ansia di per sé, tuttavia, non è un fenomeno anormale. Si tratta di un’emozione di base, che comporta uno stato di attivazione dell’organismo quando una situazione è percepita soggettivamente come pericolosa.

I diversi tipi di ansia dipendono dalle rispettive fasi di sviluppo. Col tempo molte ansie svaniscono, ma in alcuni bambini l’ansia rimane un tema molto presente e dunque c’è bisogno di un intervento terapeutico.

L’ansia, infatti, non riguarda solo gli adulti: apprensione e angoscia riguardano anche i più piccoli, che spesso faticano a comprendere cosa sta succedendo loro. L’ansia è un’esperienza intrinseca nel soggetto, intesa come risposta fisiologica innata, adattiva per la sua sopravvivenza: essa permette di prevedere i pericoli e farvi fronte, infatti, può essere funzionale e proteggere i piccoli da potenziali rischi e aiutare a migliorarsi. Se i livelli, però, sono troppo alti e pervasivi, il rischio è di scaturire un disagio, che compromette il normale funzionamento del bambino e può trasformarsi in un vero e proprio problema.

La psicoterapia consente quindi di andare a indagare le caratteristiche dell’ansia sperimentate dal bambino o dall’adolescente, consente di integrarne i diversi aspetti, di dare loro un nuovo e più opportuno significato, e di superare la difficoltà per ricominciare serenamente con quote di ansia più gestibili  per il proprio percorso di crescita. In questo modo le risorse emotive e cognitive diventano più facilmente accessibili per il normale svolgimento dei compiti evolutivi del bambino o dell’adolescente, invece di essere deputate a gestire solo quell’ansia eccessiva.

Questi disturbi sono definiti all’interno del DSM-5 nel capito specifico per i disturbi d’ansia e sono:

L’ansia si manifesta diversamente da persona a persona, ma vi sono alcune caratteristiche piuttosto generali che sono:

  • pensieri ansiosi (accadrà qualcosa, farò una figuraccia, non sarò all’altezza…)
  • emozioni ansiose di elevata intensità (paura, timore, ansia)
  • sensazioni corporee alterate (tensione muscolare, respirazione veloce, battito cardiaco accelerato, sudorazione profusa, sensazioni di svenimento, vertigini…)
  • comportamenti alterati (agitazione, aumento/diminuzione appetito,  l’evitare certe situazioni…).

I disturbi d’ansia possono essere curati attraverso:

  • il trattamento farmacologico;
  • il trattamento psicologico.

Il trattamento farmacologico è efficace, ma spesso i disturbi d’ansia si ripresentano quando viene interrotto. È importante, quindi, intervenire con un trattamento di tipo psicoterapeutico.

Difficoltà emotive-relazionali

Fin dalla nascita abbiamo a che fare con le emozioni, e così per tutto il resto della nostra vita, durante la quale proviamo quotidianamente gioia, paura, tristezza, rabbia, sorpresa… in maniera più o meno intensa.

Esse influenzano i nostri pensieri e le nostre azioni, spesso senza che ce ne rendiamo conto. Sebbene ci siano così familiari, può capitare che le emozioni creino delle difficoltà nella vita di ciascuno di noi. Infatti, anche se in apparenza così semplici e “spontanee”, esse sono in realtà il risultato di un processo complesso, che può quindi incepparsi in uno o più livelli.

Può accadere, ad esempio, di non saper riconoscere l’emozione provata (“Mi sento male”: ma sono arrabbiato, impaurito, o altro..?), di non essere in grado di esprimere un’emozione, oppure di non riuscire a regolarne l’espressione (avendo, ad esempio, scoppi d’ira incontrollati).

Riconoscere le proprie emozioni, saper dare loro un nome, riconoscere come esse influiscano su di noi e saperle gestire in maniera corretta, quindi, è fondamentale per il proprio benessere.

Talvolta le difficoltà emotive sono connesse alle difficoltà relazionali; che bambini, ragazzi e giovani adulti possono sperimentare nel fare i conti con la propria dimensione emotiva, affettiva e relazionale. Alla base di gran parte di queste difficoltà spesso ci sono le rappresentazioni disfunzionali di sé e del mondo circostante che l’individuo si crea, partendo dalla tendenza a ingigantire gli aspetti negativi della realtà, con rigidità e poca flessibilità di pensiero. I soggetti con disturbi emotivi e relazionali spesso nutrono scarsa autostima, assumono atteggiamenti oppositivi e di rifiuto, si sentono impotenti e spesso sperimentano ansia e rabbia.

Per molti bambini non è facile esprimere le proprie emozioni, soprattutto quando essi non percepiscono la presenza di una dimensione relazionale sicura, con conseguenze negative a livello relazionale. Nelle relazioni con i pari questi bambini infatti possono mostrare scarsa competenza, tendenza all’isolamento e passività. Tutto ciò influisce inevitabilmente sull’umore fino a giungere a veri e propri disturbi emozionali quali ansia e depressione.

E’ importante quindi effettuare un’attenta valutazione al fine di comprendere il quadro emotivo del bambino, la presenza di eventuali disturbi evolutivi e gli aspetti relazionali, soprattutto con le principali figure di accudimento. 

Questi bambini spesso possono presentare:

– difficoltà nella separazione dai genitori
– difficoltà di socializzazione con i coetanei e ricerca di un rapporto esclusivo con l’adulto
– difficoltà nella gestione delle emozioni: inibizione emotiva o eccessiva irrequietezza

– sintomi psicosomatici (mal di stomaco, mal di testa, nausea e disturbi del sonno)
– passività nella scelta di giochi e attività da svolgere
– ansia scolastica e ansia da prestazione
– isolamento, mancanza di interesse e chiusura
– episodi di rabbia e aggressività come reazione alla frustrazione
– diminuzione o assenza di interesse per attività che prima risultavano piacevoli

I disturbi emotivi e relazionali possono emergere nel contesto scolastico, a partire dalla scuola dell’infanzia, o comunque in ambienti di socializzazione extra familiari. Sottoporre il quadro generale nella sua complessità a un’équipe di specialisti è utile ai genitori per comprendere la situazione e a individuare il percorso terapeutico più idoneo per il proprio figlio.