Disturbo di apprendimento

Con il termine Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) ci si riferisce ad un gruppo eterogeneo di disturbi di origine neurobiologica che interessano in modo specifico, le abilità di lettura, di scrittura e di calcolo.

Come si evince dal DSM V, la compromissione delle abilità scolastiche deve essere significativae notevolmente al di sotto di quanto previsto sulla base dell’età cronologica dell’individuo, deve causare una significativa interferenza con il rendimento scolastico o lavorativo o con le attività della vita quotidiana e non deve essere conseguente a mancanza di opportunità di apprendimento, disturbi dello sviluppo intellettivo, traumi o malattie cerebrali acquisite (ICD10) … ”

E’ possibile fare diagnosi di DSA solo in una fase successiva all’inizio del processo di apprendimento scolastico: in particolare è necessario aspettare la fine della seconda elementare per le difficoltà che interessano la lettura e scrittura e la fine della terza primaria per le difficoltà nell’area del calcolo.

Nonostante questo, è possibile individuare fattori di rischio (personali e familiari) e indicatori di ritardo di apprendimento che possono consentire l’attuazione di attività e interventi mirati e precoci e garantire una diagnosi tempestiva.

Trai i fattori predittivi e gli indici di rischi ricordiamo:

  • la familiarità per DSAla presenza di un disturbo specifico di linguaggio.
  • Difficoltà nelle sequenze temporali e nel memorizzare ad esempio giorni della settimana, mesi dell’anno.
  • Confusione fra le parole direzionali (es dx/sx).
  • Scarse abilità di consapevolezza fonologica.
  • Goffagine e impaccio motorio.
  • Errori tipici e ricorrenti

In Italia i DSA presentano una prevalenza oscillante tra il 2,5% e il 3,5% della popolazione in età evolutiva (Consensus Conference del 2011).

In presenza di una diagnosi di DSA la lettura, la scrittura e la capacità di operare coi numeri non diventano, come accade invece per i bimbi senza difficoltà, un processo automatico, ma richiedono continuo sforzo e concentrazione per decodificare le lettere (grafemi), leggere le singole parole, scrivere o svolgere semplici calcoli. Questo impegno attentivo lascia poche energie disponibili per i processi di comprensione e di memoria. Inoltre l’attenzione, così sollecitata, tende ad esaurirsi presto, con conseguente peggioramento della prestazione. A ciò consegue un apprendimento disturbato in maniera più o meno grave, con ricadute negative sull’autostima e possibili reazioni psicologiche secondarie al disagio.

Tipologia di Dsa

Sulla base del deficit funzionale vengono comunemente distinte in:

  • Dislessia, intesa come specifico disturbo nella decodifica caratterizzato da difficoltà una lettura poco accurata e/o poco fluente (minore rapidità e correttezza) di lettere, parole, non parole, brani. Spesso si presenta associata a difficoltà di comprensione del testo ed è caratterizzata da errori tipici quali ad esempio l’inversione di sillabe o la sostituzione di lettere visivamente o fonologicamente simili.
  • Disortografia, intesa come specifico disturbo nella correttezza della scrittura (da intendere come processo di trascrizione tra fonologia e rappresentazione grafemica della parola, da non confondere con la correttezza morfosintattica);
  • Disgrafia, intesa come specifica difficoltà nella realizzazione manuale dei grafemi (abilità grafo-motoria);
  • Discalculia, intesa come un disturbo nelle abilità di numero e di calcolo che si manifesta con una difficoltà a comprendere e operare con i numeri.

Un bambino con DSA può avere una compromissione in un solo ambito specifico, come lettura, scrittura e calcolo, oppure, come accade più frequentemente, presentare uno di questi disturbi in associazione fra loro.

Chi fa diagnosi e in cosa consiste la valutazione

La diagnosi clinica, in Italia, può essere realizzata solo da psicologi (L.56/89) e neuropsichiatri, mediante specifici test standardizzati e condivisi, in linea con le indicazioni della Consensus Conference.

Nel caso di un sospetto di DSA, viene svolta pertanto una valutazione che riguarda i seguenti domini: Livello intellettivo, Capacità di lettura, scrittura e calcolo, comprensione del testo, prove di approfondimento (attenzione, memoria, integrazione visuomotoria…) per definire il profilo neuropsicologico del bambino con aree di forza e di debolezza.

A conclusione dell’iter diagnostico verrà redatta una relazione che sintetizzerà quanto emerso dalla valutazione riportando anche i codici diagnostici in presenza di un disturbo, identificherà una proposta di intervento e di presa in carico con le indicazioni per la scuola e per la stesura di un piano didattico personalizzato (Pdp).

Cosa fare dopo la diagnosi

  • Protocollare a scuola la relazione e la diagnosi in modo da consentire l’attivazione della legge 170/2010 “Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico” che obbliga la scuola a stilare in presenza di una diagnosi di DSA un PDP all’interno del quale identificare, sulla base di elementi desunti dalla diagnosi, gli strumenti compensativi e dispensativi oltre che le modalità di verifica e valutazione utili a garantire il successo formativo dell’alunno. Tale PDP va redatto entro tre mesi dalla diagnosi e rappresenta un patto fra scuola e famiglia.
  • Iniziare un trattamento con il bambino volto da una parte a sviluppare al massimo le potenzialità e a trovare le strategie di compensazione, dall’altra finalizzato a sostenerlo nel processo di accettazione della sua difficoltà consentendone l’elaborazione, limitando i danni emotivi e soprattutto consentendogli di non disinvestire sulla scuola. Fondamentale è effettuare